15-08-2022, 09:45 PM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 15-08-2022, 09:47 PM da Primo della Cignala.)
La generazione '90 però è stata pure un po' sfigata.
Idea mia eh, e mi piacerebbe che qualcuno provasse a smentirmi.
Alla fine la generazione precedente (che non comprende solo corridori da grandi giri) ha beneficiato, imho, di un sistema più morbido con cui interfacciarsi.
La nouvelle vague attuale, invece, è si la generazione del talento, ma anche quella di un ritrovato liberi (quasi) tutti.
Questo credo che occorre dirlo e ribadirlo, anche se sulla credibilità dello scrivente, che lo dice e lo ribadisce, grava il fardello dell'amore difficile e molto geloso verso Sagan, che del successo/fallimento della generazione '90 è un po l'icona (ricordo una battaglia condotta con un amico della polizia danese al fianco sulla presunta iconicità della figura di Sagan, ecco adesso vorrei dirlo al tapino che fu nostro contendente di cosa è icona Sagan).
Comunque, per chiudere, quella di mezzo è stata una generazione di sfigati, diciamo così.
Su Tom, corridore che ho anche applaudito ma non ho mai amato, ho da dire una cosa.
Potrebbe essere il simbolo di ciò che di quanto più malato si deve fare quando il rubinetto è mezzo apetto e mezzo chiuso, il simbolo di tutto ciò che di più controverso c'è in questo stramaledetto sport.
Cazzo, che lo dicessero!
Invece è venduto come una sorta di vittima del lavoro, e questo ne rende la figura, ai miei occhi, abbastanza stucchevole.
È l'ennesima ghigliottina sulla complessità di talune questioni, evidentemente risibili per il sistema mediatico oppure, e me ne sto convincendo sempre di più, è che proprio chi racconta questo sport che è veramente poco acuto e non riesce a cogliere queste complessità, riparando su più comode narrative.
Comunque, alla fine Dumoulin avrebbe lasciato anche qualcosa di cui parlare, quindi not so bad.
Idea mia eh, e mi piacerebbe che qualcuno provasse a smentirmi.
Alla fine la generazione precedente (che non comprende solo corridori da grandi giri) ha beneficiato, imho, di un sistema più morbido con cui interfacciarsi.
La nouvelle vague attuale, invece, è si la generazione del talento, ma anche quella di un ritrovato liberi (quasi) tutti.
Questo credo che occorre dirlo e ribadirlo, anche se sulla credibilità dello scrivente, che lo dice e lo ribadisce, grava il fardello dell'amore difficile e molto geloso verso Sagan, che del successo/fallimento della generazione '90 è un po l'icona (ricordo una battaglia condotta con un amico della polizia danese al fianco sulla presunta iconicità della figura di Sagan, ecco adesso vorrei dirlo al tapino che fu nostro contendente di cosa è icona Sagan).
Comunque, per chiudere, quella di mezzo è stata una generazione di sfigati, diciamo così.
Su Tom, corridore che ho anche applaudito ma non ho mai amato, ho da dire una cosa.
Potrebbe essere il simbolo di ciò che di quanto più malato si deve fare quando il rubinetto è mezzo apetto e mezzo chiuso, il simbolo di tutto ciò che di più controverso c'è in questo stramaledetto sport.
Cazzo, che lo dicessero!
Invece è venduto come una sorta di vittima del lavoro, e questo ne rende la figura, ai miei occhi, abbastanza stucchevole.
È l'ennesima ghigliottina sulla complessità di talune questioni, evidentemente risibili per il sistema mediatico oppure, e me ne sto convincendo sempre di più, è che proprio chi racconta questo sport che è veramente poco acuto e non riesce a cogliere queste complessità, riparando su più comode narrative.
Comunque, alla fine Dumoulin avrebbe lasciato anche qualcosa di cui parlare, quindi not so bad.