Caso Federciclismo: La legge è uguale solo per qualcuno - Santilli minimizza le invasioni di campo di Di Rocco
L'antefatto è una delibera urgente con cui il presidente Renato Di Rocco ha cancellato una multa nei confronti di una società umbra. Ce ne siamo occupati (in qualche modo...) in questo articolo, mentre la delibera in questione la riproduciamo qui sotto.
In estrema sintesi, è successo che la società AC Ruota Libera, multata di 160 euro dal Giudice Sportivo Nazionale per non aver presenziato alla riunione tecnica prima di una gara di fuoristrada (BikeStore DH Race del 14 maggio 2011) a cui aveva iscritto un solo atleta (che poi non ha neanche gareggiato), alla fine non ha pagato la multa, perché il presidente Di Rocco ha emesso la citata delibera con cui l'ammenda viene annullata.
Ci siamo chiesti se un'invasione di campo del genere sia legittima, e a leggere l'articolo 18, comma 4 del nuovo statuto federale, non si direbbe: [...] Il Presidente vigila e controlla tutti gli organi e le strutture della Federazione, con esclusione di quelli di giustizia e di controllo [...]. Nello statuto non si trova traccia, tra le competenze del Presidente, della possibilità di annullare le multe...
Non solo: ci sarebbe anche da obiettare sui motivi di urgenza che avrebbero reso necessaria questa delibera. Sempre dallo statuto, stesso articolo e comma: Il Presidente può assumere [...] provvedimenti di estrema urgenza e necessità [...] in particolare quando sia necessario provvedere ad atti dovuti ovvero ad adempimenti indifferibili [...]. Quali sarebbero gli adempimenti indifferibili in gioco?
Per approfondire la questione, chi meglio del procuratore federale Gianluca Santilli, vecchio amico di Cicloweb? L'abbiamo sentito in merito alla vicenda, e dobbiamo riconoscere che è stato molto disponibile nello spiegarci le cose dal suo punto di vista, e per dirci se Di Rocco può fare quello che ha fatto, scavalcando gli organi di giustizia della Federazione.
«Se c'è una situazione di particolare urgenza, e se se ne mette a conoscenza la procura e chi sovrintende ai giudici di gara, considerando che parliamo di un semplice provvedimento di tipo amministrativo, ritengo che sia nelle facoltà del presidente agire in questo modo».
Lo statuto federale però recita, all'articolo 18, che il presidente non può di fatto interferire con gli organi di giustizia.
«Ma qui siamo in presenza di una sanzione che non è stata decisa da un organo di giustizia, bensì direttamente dal giudice di gara».
In realtà la multa, di 160 euro, è stata proprio comminata dal Giudice Sportivo Nazionale, secondo quanto riportato nel comunicato ufficiale n. 11 dell'11 luglio 2011 (cliccare sull'immagine a destra).
«D'accordo, ma il Giudice Sportivo Nazionale non è un organo di giustizia».
Sempre dallo statuto federale, l'articolo 7 elenca chiaramente, tra gli organi di giustizia e disciplina, il Giudice Sportivo Nazionale. Quindi deduciamo che il Giudice Sportivo Nazionale sia un organo di giustizia, e che Di Rocco non possa interferire col suo operato.
«Qui però parliamo di un provvedimento amministrativo, di una sanzione e non di un provvedimento giudiziario. Sono cose diverse, se fossimo in presenza di un provvedimento giudiziario allora Di Rocco sarebbe in errore».
Ci può spiegare in quale parte dello statuto o dei vari regolamenti di giustizia della Federciclismo è indicata questa differenziazione tra provvedimento amministrativo e giudiziario? A quanto ne sappiamo non risulta esserci, e sia che si parli di multa, sia che si parli di squalifica, siamo sempre nel campo di atti di un organo di giustizia nei confronti del quale, in questo caso, c'è un'interferenza illegittima del presidente federale.
«Questa di annullare certe multe è una prassi che ritroviamo anche in parecchi comitati regionali, dovremmo andare a cercare bene ogni situazione per contestualizzare il tutto. Comunque dietro a questa delibera c'è una ratio che spiega tutto: il presidente, annullando la multa, dà mandato alla Struttura Tecnica Federale affinché si predisponga una normativa per regolamentare tali situazioni riguardanti le riunioni tecniche. Lo scopo dell'annullamento di questa multa è di spingere in questa direzione».
Come mai il presidente, per cui la parola è legge (visto che in Consiglio non trova opposizione), sente la necessità di annullare una multa (con delibera d'urgenza, poi!) per cambiare una regola? Non poteva direttamente far cambiare la regola senza andare lui oltre le regole? Tra l'altro il nuovo statuto è di pochi mesi fa, si sarebbe potuta inserire la modifica alla norma sulle riunioni tecniche, se proprio c'era tutta quest'urgenza.
«Ripeto, la ratio che sta dietro alla decisione spiega tutto, è un'applicazione di regolamento che mi sembra condivisibile nella forma e nella sostanza».
È palese che parliamo di una cosa di poco conto, di una multa irrisoria, ma il principio secondo cui il presidente può fare cose non previste dallo statuto è formalmente molto importante. Lei ci insegna che nel diritto la forma è sostanza.
«Sì, ma il diritto deve sempre supportare una sostanza, a mio avviso».
Suona strano, poi, che si sia severi oltre ogni limite con i corridori, e poi i dirigenti facciano un po' come vogliono. E ci riferiamo al diktat che tiene fuori dalla Nazionale gli indagati.
«È una decisione che ritengo giusta e che verrà imitata dalla WADA e dal CIO. Un'idea che dovrebbe riguardare tutte le manifestazioni, non solo quelle ciclistiche, e non è una discriminazione, bensì una semplice richiesta di requisiti».
Ma non è troppo punire dei corridori che sono solo indagati?
«Diciamo rinviati a giudizio: è anche un modo per spingere le procure penali (o gli stessi corridori) a segnalarci i rinvii a giudizio per fatti di doping».
Non ci risulta che tutti i corridori sospesi dalla Nazionale siano stati rinviati a giudizio.
«E secondo voi un corridore che viene rinviato a giudizio viene a dirlo a voi? Penso che se lo tenga per sé».
Quindi hanno mentito quelli che hanno detto di non essere stati rinviati a giudizio? I corridori vanno considerati, sulla fiducia, dei malfattori?
«Non ho detto questo, ma ho dei dubbi che una persona che riceve un rinvio a giudizio vada a sbandierarlo in giro. Ripeto, bisognerebbe appoggiare certe difficili scelte della Federazione, e una linea che ci pone all'avanguardia nel mondo, anziché andare a guardare tutti i possibili cavilli».
Non è però pensabile che, se anche una questione è sostanzialmente di poco conto, si debba lasciar correre chiudendo gli occhi.
«Non chiudo gli occhi, se qualcuno presenterà una denuncia circostanziata, la valuterò con la consueta imparzialità e serenità, e nel caso potrei procedere (come non procedere) al deferimento del presidente. Poi va detto che, in base alla discrezionalità dell'azione della procura, può essere fissato un ordine di priorità, mettendo in cima ai casi da esaminare quelli più gravi, e lasciando in coda queste questioni di poco conto».
Al di là della confusione tra "discrezionalità" e "obbligatorietà" nell'ultima frase riportata, ringraziamo il procuratore federale Gianluca Santilli per la cortesia, anche se sarà il caso che si ripassi alcuni articoli dello statuto federale, visto che li ha evidentemente dimenticati durante le ferie (il non sapere che il Giudice Sportivo Nazionale è un organo di giustizia della FCI non può che essere un'amnesia, da parte del procuratore...).
Quanto alla vicenda dei corridori esclusi dalla nazionale, confermiamo quanto detto allo stesso procuratore: per quanto riguarda l'indagine di Padova, non solo non ci sono ancora rinvii a giudizio, ma non è stata nemmeno dichiarata la chiusura delle indagini.
[Al contempo - e en passant - la Giunta CONI proprio oggi ha stabilito che i dirigenti che siano per qualsiasi motivo rinviati a giudizio non devono essere sospesi. Bella coerenza lo sport italiano, vero? Esplicitiamo meglio: i corridori non rinviati a giudizio non vanno in Nazionale; i dirigenti rinviati a giudizio potrebbero dirigere una federazione...]
Dopo aver sentito Santilli, comunque, per avere un quadro più completo della situazione abbiamo provato a contattare le società che, come la AC Ruota Libera, sono state multate in quell'occasione. Siamo riusciti a sentire Loredana Ruggeri della ASD BikeStore Racing Team (che ha anche organizzato la gara in questione), e Andrea Chiavazza del TuttoCiclo Racing Team. Saltiamo i convenevoli e andiamo al nocciolo.
Signora Ruggeri, voi avete pagato la multa di 160 euro inflittavi dal Giudice Sportivo Nazionale con comunicato n. 11 dell'11 luglio 2011?
«E sì, l'abbiamo dovuta pagare per forza perché altrimenti ci avrebbero bloccato la società alla vigilia dei campionati italiani del Sestrière».
Quando avete pagato?
«A luglio di quest'anno».
Ci può dare qualche ragguaglio sulla vicenda?
«Fummo noi a organizzare la gara, ma fu il giudice di gara in persona, una volta considerato che c'erano poche persone convenute, a decidere di annullare la riunione tecnica. Poi ci siamo ritrovati questa multa. Abbiamo anche fatto ricorso, inviando una mail al settore fuoristrada della FCI. In quella mail, all'attenzione di Mauro Centenaro, segretario del settore, spiegavamo nel dettaglio la faccenda, ma non abbiamo mai ricevuto risposta».
Si stupirebbe di sapere che invece una società che, come voi, venne multata, è riuscita - tramite il Comitato Regionale umbro - ad avere udienza addirittura presso il presidente Di Rocco, il quale ha annullato l'ammenda con una delibera d'urgenza?
«Ah, quindi loro non hanno pagato e noi sì? Che dire, sono doppiamente arrabbiata per la cosa, in qualità di società e di organizzatrice della manifestazione».
Come si può commentare questa vicenda?
«Purtroppo devo solo dire che la FCI è come la politica. Se hai le giuste conoscenze vai avanti, sennò paghi».
Andrea Chiavazza del TuttoCiclo Racing Team è più tranchant in merito alle motivazioni della multa.
«La punizione è stata giusta, siamo noi che siamo degli ignorantoni. La riunione tecnica va fatta, anche per segnalare agli atleti eventuali pericoli lungo il percorso. Al nord tutto viene fatto secondo le regole, noi invece soprassediamo e poi ci lamentiamo delle multe».
Voi quindi avete pagato questa multa.
«Sì, all'inizio gli organizzatori della corsa ci avevano detto di non pagare, ma poi si sa come succede, magari ti bloccano la squadra, o vengono dei controlli in negozio... e allora, per evitare problemi, abbiamo pagato, anche perché si trattava di quattro soldi, in fondo».
Indipendentemente da tutto ciò, le sembra normale che, per intercessione del presidente Di Rocco, una sola delle società multate abbia evitato il pagamento?
«No, questa mi sembra una vergogna. O pagano tutti, o non paga nessuno».
Sante parole, quelle del signor Chiavazza. O pagano tutti o non paga nessuno: la legge dovrebbe essere uguale per tutti, ma si sa che c'è sempre qualcuno per cui la legge è più uguale. Vorrà dire che ribattezzeremo la FCI come Fattoria Ciclistica Italiana; Orwell non se la prenderà; e poi Napoleon potrebbe essere un bel soprannome per il nostro amato presidente Di Rocco...
Marco Grassi
Cicloweb.it