Il Nuovo Ciclismo Supporter
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Una tappa che vedrà due passaggi e l’arrivo sul Sestriere, un traguardo mitico, perché è spesso stato il momento conclusivo di frazioni dure, con colli più severi dell’ascesa finale su questa che, nel dopoguerra, è divenuta una importante località siamese alla stazione sciistica. In altre parole, il Colle del Sestriere, non è una salita di quelle che inneggiano ai grimpeur, a meno che, costoro, non rispondano ai nomi dei big della storia. Una salita da rapporto, da passisti scalatori, anche nell’era dei frullini inventati in Engadina per un texano e dei pigiauva d’origine keniana. L’agilità, un tempo salva gamba, poi progressivamente aspetto confondente divenuto di massa, la farà comunque da padrona anche oggi… e ci mancherebbe! Per chi è abituato a leggere o ad ascoltare il confondente riporto scritto o vocale di qualche media o esperto d’occasione, sarebbe una volta tanto santificante l’espressione di confronto col passato. E dire che il mio amico Charly Gaul, venduto come un frullino, aveva a disposizione il 42x21, su un mezzo che era cancello rispetto alle bombe di oggi. Cosa significhi un 42x21 per un corridore di odierno, nel credo del frullismo e del carbonio, è presto detto, o meglio non lo dico, perché è ovvio, e non voglio che si ribadisca quel che sono stato costretto a diventare: uno che nel ciclismo non ama la lingua inglese (aspetto altrettanto ovvio).
Il Sestriere di oggi, aldilà dei mulinex e del scimmiottismo dei pigiauva, comunque , è stato eletto a faro per i destini di questo Giro. Un Giro migliore di quel che poteva essere, visti i nomi ed il resto tutto al ribasso, ed un Giro che ha già sancito da che parte starà l’organizzazione, con la pretesa di aggiungervi: “per il bene del ciclismo”. Una vergogna ma tant’è. Ed allora sto benedetto Sestriere cosa potrà fare? Riusciranno le speranze del capo dell’organizzazione, ad ipotecare su quel colle la “Corsa Rosa”? Premesso che le previsioni si fanno senza conoscere esattamente lo stato fisico e di volontà dei contendenti, gli sguardi comunque consumati, mi fanno dire che dei tre chi sta meglio è l’australiano, ed a seguire il britannico e l’olandese. Quest’ultimo però, è così migliore sul passo e quella compostezza, mandata comunque in mona dal pigiauva per eccellenza, da fare del Sestriere l’archetipo delle sue capacità in salita. In altre parole, è una salita adatta a lui. Il britannico con la maglia che piace all’organizzatore, dovrà dunque rendere la corsa infernale nel ritmo, già dalla prima scalata, ovvero quella che inizia a Perosa Argentina. Qui l’ascesa al Sestriere è lunga quasi 38 chilometri, per una pendenza media inferiore al 4% e coi soli dieci km finali sul 5% medi. Se chi deve fare la corsa non parte nell’azione ai fianchi lì, rischia di rendere vano l’affondo sul secondo versante del Sestriere odierno, ovvero quello classico da Cesana. Qui le pendenze medie vanno verso il 6, ma le punte non hanno picchi tali da rendere più favorevole lo scatto. Esso deve dunque essere portato, partendo con rapporti che ormai si possono definire “antichi”.
Aspettare l’acuto sulla terza percorrenza del Sestriere, sarebbe in ogni caso troppo pericoloso, a meno che il duo austro-olandese non si presenti alla tappa di oggi, in fase avanzatissima di cottura. Solo così, infatti, le due discese fra le tre scalate non sarebbero ri-tonificanti, ma ulteriormente affaticanti. E solo così la cronometro di domani, renderebbe completamente stravolto l’essere delle pedalate e delle qualità mostrate fino ad oggi dai tre contendenti.