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Mark Cavendish
#41
Ahahaha nono,per comunque è più importante il Mondiale,per me l'Olimpiade per Cavendish forse era più importante perchè era in casa
 
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#42
Non mi sembra che Cavendish debba ancora entrare nella storia...
 
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#43
Vabbè, non star lì a fare il puntiglioso :D
E' ovvio che Cavendish è già nella storia del ciclismo, ma quel traguardo, che non è lontanissimo, lo farebbe salire ulteriormente di livello: il maggior numero di vittorie nella corsa più importante del mondo.
 
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#44
Ma secondo me hanno dato troppo importanza all'Olimpiade perchè su tutti i giornali c'era scritta Cavendish perde la corsa della vita,mi è sembrato troppo a me
 
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#45
Cioè se secondo voi Cavendish vinceva l'Olimpiade e non il Mondiale non sarebbe stata la delusione della carriera?
 
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#46
Bah, mi sembra tanto come discutere su chi sia più figa tra Zooey Deschanel e Kate Upton...




La risposta comunque è: Zooey Eheh
 
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#47
Cioè per me l'Olimpiade fu una corsa importante sì ma in molti gli diedero troppa importanza per Cavendish,secondo me nella carriera di Cav è più importante un Mondiale che un'Olimpiade per voi?
 
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#48
Che cos'è ? Un terzo grado ? Asd
Cosa vuol dire troppa importanza ? L'Olimpiade la voleva vincere lui, punto, che si fosse corsa a Londra, ad Atene, a Rio o a Rejkyavik. Il fatto che sembra essere di poca importanza è perchè il Manniota ha vinto tantissimo. Farei un parallelo con Federer, che l'Oro in singolare non l'ha mai vinto, ma che non è una pecca poi così grande, perchè se apriamo la mensola del suo cesso ci troviamo quasi sicuramente il trofeo di Wimbledon del 2004.
 
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#49
vale più un Mondiale perché lo ha vinto Asd
l'importanza per me è la stessa, chiaro che l'Olimpiade in casa non è cosa da tutti i giorni
 
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#50
Per Cavendish è sicuramente più importante la vittoria del Mondiale, dato che l'ha vinto. Certo che se però avesse vinto l'Olimpiade sarebbe diventata più importante del Mondiale, che in se e per se è più importante di un Olimpiade, ma dato che l'Olimpiade del 2012, era quella di casa per il buon Cav, allora l'avesse vinta ora staremmo a parlare di come l'Olimpiade sia più importante del Mondiale per Cavendish, anche se effettivamente, non avendola vinta, non possiamo dire ciò che possiamo dire del Mondiale, e cioè che la vittoria all'Olimpade è più importante del Mondiale per Cavendish.

 
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[+] A 1 utente piace il post di Manuel The Volder
#51
Ma se L'Olimpiade non era a Londra quale sarebbe stata più importante di vittoria?
 
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#52
Ma è un ossessione questa cosa sul Mondiale o sull'Olimpiade? Il Mondiale lo ha vinto, l'Olimpiade no, non credo che ora Cavendish sia a casa piangendo pensando all'Olimpiade di un anno fa
 
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#53
Io non dormo la notte a causa di questo dubbio atroce Mmm
 
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[+] A 1 utente piace il post di Luciano Pagliarini
#54
Mondiale, solo indossare la maglia iridata ti da qualcosa in più...

Questo oggi, fra qualche (decina d') anno(i) magari varrà di piu l'olimpiade...
 
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#55
E invece il Mondiale 2010 di Geelong era adatto a Cav?
 
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#56
ahahah,
No che non era adatto, non è riuscito neanche a stare in gruppo...
 
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#57
Cavendish, il più forte di tutti
Il britannico vince come nessun altro

Il numero uno. Mark Cavendish è il numero uno. Forse il velocista puro più forte della storia, con tutto il beneficio d’inventario che si trascinano i confronti impossibili; sicuramente il velocista più forte dell’era moderna. A ventotto anni, compiuti al Giro d’Italia e festeggiati con una vittoria, Cannon­ball ha raccolto risultati che nessun altro aveva ot­tenuto alla sua età. Oltre ai numeri, pe­rò, ad impressionare è la maturazione atletica e tattica di questo ra­gazzo che non ha ancora finito di stupire e che si propone come icona del nuovo ciclismo. Nel 2007 Mark, che allora aveva solo 21 anni, è stato il primo corridore professionista a firmare - insieme al francese Sandy Casar - la carta etica richiesta dall’Uci per la lotta al doping. «Quando sono passato, nel 2006, non sapevo nulla di quello che era accaduto prima - spiegava in quei giorni - ma volevo partire con il piede giusto: il ciclismo per me è sempre e solo stato lavorare duro. Per me il ciclismo si può fare senza porcherie».
Da allora di anni ne son passati e quel ragazzino ribelle pronto a battagliare con tutti, è diventato un uomo capace di darsi nuovi obiettivi e di non fermarsi alla sua semplice forza esplosiva.
Cresciuto alla scuola della pista - fra l’altro diventando anche campione del mondo nell’americana, titolo conquistato con Brad­ley Wiggins -, per il ciclismo su strada è stato affiancato da un maestro come Erik Zabel, vale a dire il me­glio del meglio.
La crescita di Mark passa anche attraverso una maturazione tat­tica importante: il britannico ha imparato sulla sua pelle la le­zione di perdere una maglia verde al Tour de France pur vincendo addirittura cinque tappe in una sola edizione e in questo Giro ha cercato di non ripetere l’edizione dello scorso anno, quando ha perso la maglia rossa per un solo punto.
In questo Giro Cavendish è an­dato a lottare più volte per un quinto posto al traguardo volante, per racimolare due punti qua e là, punti che alla fine si sono rivelati preziosi per battere Ni­ba­li. Cavendish ha lottato con determinazione per restare in corsa nelle tappe più dure, ha provato a battersi anche in tappe che non gli sorridevano, come quella di Matera, ha sempre corso con una determinazione straordinaria. E con la ferma volontà di arrivare a Brescia e salire su quel podio finale.
Tra Napoli e la città della Leonessa, il campione del mondo di Copenaghen 2011 ha trovato il modo di piazzare ben cinque volate vincenti: in pratica, ha centrato il 100 per 100 delle possibilità a sua disposizione. Prima volata regale a Napoli, con tanto di maglia rosa indossata, anche se solo per un giorno. E poi Margherita di Savoia, Treviso, Che­rasco e conclusione a Bre­scia, per chiudere degnamente un grandissimo Giro.
In tre settimane, cancellati dubbi e cattivi pensieri di una primaversa difficile: quel treno che prima aveva deragliato in più di un’occasione e che aveva spinto la Omega Pharma Quick Step ad inseguire il sogno di ingaggiare Ales­san­dro Petacchi, d’improvviso ha ritrovato il suo binario principale, ma so­prat­tutto ha ritrovato il suo capotreno. Perfettamente affiancato da Trentin e compagni, Cavendish ha offerto un campionario di volate eccezionale, sfruttando la sua potenza in alcune occasioni, il colpo d’occhio del pistard in altre e la sua capacità di leggere lo sprint in altre ancora. Una superiorità schiacciante, imperiosa, più forte anche della pioggia battente di Treviso, più forte del gelo delle montagne, più forte di tutto.
Le immagini dell’arrivo di Mark alle Tre Cime di Lavaredo sono lo specchio di questa nuova realtà: un corridore che ha dato tutto per arrivare a quel traguardo, sotto la neve, sotto zero, perché l’indomani c’era la tappa di Brescia, c’era l’ultima occasione, c’era la maglia rossa da inseguire e conquistare.
Un Cavendish dai lineamenti trasformati dal freddo, ma dentro di sé felice per essere riuscito a centrare l’obiettivo, per aver contribuito con le sue imprese al successo di un Giro d’Italia che ha gridato forte la sua voglia di pulizia, di spettacolo, di aria nuova.
I numeri di Cavendish fanno davvero paura: con le cinque vittorie di tappa al Giro è arrivato a quota 41 successi nei grandi Giri - 15 in Italia, 23 al Tour de France e tre alla Vuelta -, in carriera ne ha già raccolte 102, più di tutti gli altri grandi velocisti moderni, più di Pe­tac­chi e McEwen che hanno iniziato a vincere tardi, ma anche più di Cipollini e Zabel che invece sin dal primo approdo nella massima categoria hanno cominciato a lasciare il segno.
Tra i cacciatori di tappe, Cavendish ha raggiunto Hinault a quota 41: davanti a lui restano solo il Cannibale Merckx con 64, Cipollini con 57, Petacchi con 48 e Binda con 43: il Campionissimo di Cit­tiglio sarà già nel mirino al prossim Tour de France, ma non occorre essere dei profeti per perevedere che il trono di Merckx stia cominciano a tremare.
«Cosa mi spinge a continuare? Sem­plice, vincere mi dà dipendenza e forse anche per questo in primavera le cose sembravano an­dare male, evidentemente so­no stato troppo tempo senza vincere. Le discussioni con i compagni? È chiaro che ci sono state, non pensate che sia facile organizzare un treno e soprattutto farlo con un nuovo velocista: non si tratta semplicemente di decidere chi tira prima e chi dopo o per quanto, bi­sogna testarsi sul campo, provare e ri­provare in corsa, adattandosi di volta in volta al terreno e agli avversari. Al Giro, per esempio, ho potuto riprendere a lavorare con Trentin, che si era infortunato in Arg­entina in avvio di stagione. Matteo si è ri­ve­lato un ottimo ultimo uomo: deve fare ancora un po’ di esperienza, ma nella tappa di Brescia - per esempio - è stato davvero eccezionale».
Adesso lo aspetta qualche giorno di riposo prima del Tour: Tom Boonen, che è ragazzo intelligente, si è chiamato fuori e lascerà campo libero a Cav e al suo treno, con la benedizione di Pa­trick Lefevere che non farà nulla per rompere il giocattolo.
Prima, però, Mark ha un altro appuntamento: la sua compagna Peta ha sorpreso tutti per la sua assenza a Brescia: «Aveva il suo addio al nubilato» ha spiegato Cannonball sorridendo. La prossima vittoria in un grande Giro, l’uomo dell’Isola di Man la coglierà con la fede nuziale al dito. Auguri.

di Paolo Broggi, da tuttoBICI di giugno
http://www.tuttobiciweb.it/index.php?pag...60048&tp=n
 
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#58
Comincerà la sua crisi al tour 2013... Kittel lo massacrerà più volte Sisi

Peccato che kittel mi stia quasi meno simpatico di cav Sick
 
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#59
Cavendish però non ha vinto le Olimpiadi... Secondo voi era più importante del Mondiale?
 
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#60
ahahahah

non penso proprio che la parobola discendente parta dal Tour di quest'anno

volevo scrivere.. sarà anche storica ma quanto non mi piace la maglia nazionale della Gbr
eccola.. per me dovrebbe essere così [Immagine: copertina.jpg]
 
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