CLOACA CICLISTICA PER BELLUINI
Messaggi: 993
Discussioni: 3
Like ricevuti: 567 in 260 post
Like assegnati: 322
Registrato: Nov 2020
Reputazione:
10
Premessa.
Non credo affatto che su Remco "ci siamo sbagliati".
Non credo affatto che Remco non sia un corridore di raro spessore atletico.
Non credo affatto che Remco sia destinato a una carriera da gregario e altre amenità.
Provo ad analizzare la questione cominciando col collocarla nello spazio e nel tempo.
In che momento della stagione ci troviamo e che corse sta facendo Remco?
Ci troviamo nella prima parte della stagione, Remco sta disputando delle brevi corse a tappe, per la maggior parte a lui inedite, e i suoi obiettivi sono estremamente vaghi o estremamente precisi a seconda del punto di vista. Deve fare praticamente bene in ogni corsa a cui partecipa, specie quelle che noi (attenzione: noi) individuiamo come importanti per lui, siano esse già disputate (Tirreno), vicine (Liegi) o lontane (Vuelta).
Cosa stiamo facendo con Remco dopo ogni corsa che disputa?
Lo valutiamo. E lo valutiamo in due modi, che mi pare di aver riscontrato. Lo valutiamo come un corridore che stiamo ancora scoprendo e lo valutiamo come un corridore che si sta riprendendo.
Da un lato, quindi, ammettiamo di non conoscere a fondo questo corridore, dall'altro invece ci poniamo come se lo avessimo conosciuto prima della nota caduta e lo stessimo riscoprendo a partire da un processo di recovery iniziato ormai undici mesi fa.
Di fatto noi stiamo utilizzando quella caduta al Lombardia come uno spartiacque, come un punto di osservazione da cui vediamo "un vecchio Remco" e "il Remco dopo la caduta".
Che Remco vediamo dopo la caduta?
Vediamo un cronoman fortissimo, anche su tracciati e distanze diverse.
Vediamo un passista capace di trenate clamorose e capace di vincere ben tre corse di un giorno con le clamorose azioni individuali a cui ci ha abituati.
Vediamo un ciclista molto a suo agio con le alte velocità di discese scorrevoli ma comunque confidente con declivi più tecnici, al netto d'una cautela ragionevolmente acquisita dopo il triste episodio.
E vediamo prestazioni diverse in salite, alcune buone, altre decisamente meno buone. In salita però, non lo abbiamo ancora visto primeggiare. Non ancora.
Le indicazioni sono oltremodo confuse. Percentuali dure sembra averle ben digerite, in certi contesti, e pagate in altri. Le prestazioni deficitarie su salite lunghe non sembra che siano state causate, sovente, dalla lunghezza. Sul Ganda e sul Carpegna, ad esempio, si è staccato subito. Sullo Zoncolan tirerei una riga, date le troppe particolarità di quel suo Giro. Oggi, sul Krabelin, ha tenuto molto bene e ha pagato in vetta.
Remco non è andato sempre male in salita e, quando gli è successo, ciò ha avuto sviluppi diversi.
Torniamo alla caduta al Lombardia. Possibile che quel punto di osservazione, che riteniamo essere lo sguardo più adeguato su Remco, non sia invece un punto di osservazione che ci offusca la vista?
E se quella caduta, lungi dall'aver chiuso lo sviluppo delle sue caratteristiche, abbia solo chiuso una fase in cui le stesse avevano trovato un equilibrio, una convergenza di fattori che avevano condotto alla massimizzazione?
Che Remco abbia qualità anche in salita è un dato confortato tanto dalla prestazione sul Picon Blanco, richiamata a più riprese, quanto da quella su Sormano, quanto da prestazioni avvenute dopo la caduta. Ma quante volte lo abbiamo visto primeggiare, prima della caduta, o elargire quelle prestazioni scioccanti che aveva invece mostrato su altri terreni?
Non recuperiamo il "ci siamo sbagliati" ma correggiamo il tiro. Nella valutazione delle caratteristiche di Remco, le prestazioni in salita del post lockdown (momento particolarissimo in cui si son viste prestazioni particolarissime, a volte curiose) ci hanno spinti a immaginare un seguito luminoso anche su quel versante.
Era un Remco tirato a lucido, più leggero dell'attuale, con una condizione spaziale, in estrema fiducia.
Elementi che garantiscono le migliori performance in salita, anche a chi non avrebbe giustappunto nella salita il proprio versante d'elezione.
E se Remco non fosse propriamente uno scalatore, ma un corridore che, dotato di un'immensa classe e di uno spessore atletico fuori dal comune, sarebbe capace anche di andar forte, molto forte, in salita?
Mi sto convincendo di questo. Ci sono gli scalatori, quelli che son principalmente bravi lì e un po' o molto meno bravi in tutto il resto.
E ci sono quelli che fanno benissimo tante altre cose ma son capaci di andar bene anche in salita. Non sempre, non con ogni forma, non con ogni condizione.
Comincio a pensare che Remco sia tra questi. E ora che ha un po di peso in più, ora che ha una condizione da prima parte di stagione, in crescita ma sempre da prima parte di stagione, ora che è sottoposto evidentemente a indicazioni da parte dei capi, che un po' ne comprimono l'estro e che, forse, gli ingenerano qualche insicurezza, il versante scalate sia quello che ne risente di più perché è quello su cui c'è meno naturalità e più esigenza di costruzione.
Una lettura di questo tipo non striderebbe con la considerazione che ho di Remco, ma solo con la sua assolutizzazione che, al momento, in gruppo, è solo di un corridore, Pogacar, l'unico che sembra realmente in grado di poter far tutto naturalmente.
Non sarebbe un passo indietro su Remco, mi rendo conto che il rischio percepito è questo. Non sarebbe un passo indietro ma solo un passo in avanti nel suo processo valutativo, che potrebbe portare a risvolti positivi perché si isolerebbe il punto in cui il belga non deve "sbloccarsi" ma lavorare, individualmente e coi suoi preparatori.
Un punto di partenza, non una conclusione che vuol meramente porre limiti (che in salita non sia capace, semplicemente, non è vero).
Una soluzione che quei limiti glieli mostri, perché possa spingersi oltre (cosa che sembra dare l'impressione di non fare, proprio in certe circostanze in cui la strada sale, a ben vedere). Uno spunto perché il suo entourage capisca che non può andar forte sempre e ovunque e che, forse, se punti il Lombardia (per dire) devi fare un percorso diverso da quello che prevede un'ulteriore massificazione su un fisico già tutt'altro che macilento.
Mi preme precisare che una prospettiva di questo tipo non sarebbe preclusiva di nulla, ovviamente neppure di corse di tre settimane, anche avuto riguardo a chi è diventato con successo uomo di tre settimane nell'ultimo decennio.