Il Nuovo Ciclismo Supporter
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Il ciclismo delle specializzazioni esasperate, oltre ad essere l'inno al doping chimico e tecnologico (che esiste, eccome!), è la morte di questo sport. Basta vedere i numeri degli agonisti competitivi veri, che sono sempre più piccoli, alla faccia della mondializzazione del pedale, che può suggestionare e convincere solo chi conosce poco la storia di questo sport (purtroppo troppi giornalisti). Il ciclismo dei santoni che si coprono con gli allenamenti alle Canarie, che usano i preparatori prestanome e che coordinano la tela del ragno da paesi neutri, è il ciclismo da catena di montaggio, monocorde che non conquista la gente comune, quella che crea audience e che può alla lunga garantire una buona sponsorizzazione, ovvero l’unica entrata di un sodalizio ciclistico. Ed il ciclismo della specializzazione è quello che rende incongruo, esagerato e senza futuro, l’ingaggio di troppi singoli di vertice, potrei dire praticamente tutti. Un calciatore dell’Inter che ha vinto Campionato, Coppa America e segnato o fatto segnare grappoli di gol, di nome Lautaro e di cognome Martinez, ad oggi, visto che non ha ancora firmato il prolungamento, percepisce la metà di un ciclista di nobile passato, ma con anni di presenza da gregario neanche tanto bravo. Il centravanti della Fiorentina, Vlaovic, uomo mercato per mezza Europa, fino a ieri l’altro percepiva 800 mila euro annui, ovvero l’ingaggio dell’ultima fascia di gregari di un certo team World Tour. E dire che i calciatori sono considerati troppo pagati …..dimenticando che tantissimi giocano oltre 60 partite l’anno quando gli ex forzati della strada ciclisti, si esibiscono assai meno. Ed è ora che qualcuno dica che un calciatore che gioca tre grandi partite in 8 gg, compie uno sforzo superiore ad un ciclista che in quel lasso corre tre tapponi. È il numero di muscoli che fa la differenza e che rende sfiancante una disciplina sportiva: nel calcio si usano tutti, nel ciclismo no. Un calciatore, agli inizi degli anni settanta, faceva in media dai 6,5 ai 7,5 chilometri a partita (Giovanni Lodetti del Milan, era il più bravo), oggi ne fanno quasi il doppio e giocano più partite. I ciclisti di oggi fanno corse il 20-25% meno lunghe rispetto a quelle dei primi anni ’70 e partecipano al 30% in meno di gare. Non parliamo poi dello sviluppo della magrezza fino all’anoressia, sempre voluta dai santoni, che poi porta al bisogno nel dopo carriera di assumere ormoni steroidei, o di giungere alla bulimia, su un quadrante di depressione sempre più frequente.
Per non parlare di alcune teorie vere portate però ad un vergognose estremo, da parte dei soliti santoni, col pubblico ciclistico che oltre la ruota non vede e che le accetta con accecante e stupida, ripeto stupida, sottomissione. Di qui i chili in meno che fan andare più forte in salita, l’agilità divenuta ossimoro dello scalatore e del passista sulle pendenze, o gli stereotipi fisici del cronoman, o di gare speciali per corridori speciali, per non parlare di come vengano visti semi epicurei coloro che vogliono provare il gusto piacere di un altro tipo di pedalata come, ad esempio, il ciclocross.
Remco, brevilineo poco pesante di natura, ha già smentito i santoni nel cronometro, dove è stato il più forte all’esordio tra i prof, ed oggi è tra i più forti con la prospettiva di ritornare il più forte indipendentemente dalla tipologia di tracciato di gara. Era forse un marcantonio il più grande crono man di tutti i tempi Jacques Anquetil? Ed Evenepoel può esser uno che può fare bella figura anche alla Roubaix, semplicemente perché ha il talento, “quell’aggeggio” che rende i santoni degli Otelma. E poi nell’era dove i santoni-zambottini contavano come sorbe secche, diversi “brevilinei-sugheri” han saputo vincere la Roubaix. Gli ultimi sono stati Pino Cerami (1,74 per 69 kg) ed Emile Daems (1,67 per 64 kg). Quest’ultimo, corse pure la fatidica edizione del 1964, vinta da Peter Post alla fantastica media di 45,129, ancora oggi media record della corsa.
Anche dopo Daems, altri corridori non “marcantoni” han vinto: al citato dal grande Paglia Bernard Hinault, vanno aggiunti Hennie Kuiper (1,72 per 68 kg), Jan Raas (1,76 per 71 kg) Marc Madiot (1,79 per 68 kg), Andrei Tchmil (1,76 per 71 kg), Servais Knaven (1,78 per 67 kg).
Freedom per il talento di Remco!