Bruyneel: il mio progetto giallo
A 47 anni Johan Bruyneel non si accontenta e si lancia in una nuova sfida, quella di conquistare il mondo con i fratelli Schleck.
Com’è nata la fusione tra RadioShack e Leopard-Trek?
«Il progetto è nato a fine luglio. Le trattative si sono svolte tra Flavio Becca, patron della Leopard-Trek, i dirigenti di RadioShack, quelli di Nissan ed io. Il fatto è che io mi ero guardato attorno e avevo visto che il mercato per rafforzare la mia squadra era piuttosto bloccato. Sapevo che Flavio Becca aveva investito molto nel suo progetto, ma il denaro di un mecenate non è infinito, gli ho proposto così una partneship per unire le strutture: lui aveva i campioni che cercavo, io gli sponsor che voleva».
Ne avete parlato subito con i fratelli Schleck?
«No. Abbiamo lavorato in agosto cercando di mantenere il massimo riserbo. Quando le prime voci hanno cominciato a circolare, durante la Vuelta, ho deciso di informare Andy e Fränk: mi hanno ascoltato e hanno capito che cominciava per tutti noi una nuova avventura».
E Cancellara?
«All’inizio ha avuto dei dubbi, peraltro legittimi. Oggi invece è ultra motivato: abbiamo discusso molto, ci siamo confrontati e sa che avrà tutta la squadra con lui per le grandi classiche».
Formando una nuova squadra, non c’era il rischio che i fratelli Schleck decidessero di cambiare aria?
«Dal punto di vista contrattuale, solo i corridori della RadioShack e quelli in scadenza di contratto con la Leopard potevano lasciare il team. La società di gestione è rimasta quella lussemburghese di Becca, quella con cui avevano firmato Schleck e compagni».
Con lei Andy Schleck può vincere il Tour ?
«Se dicessi di no, non sarei ambizioso. A me spetta il compito di creare l’ambiente ideale perché Andy possa farcela. Deve migliorare, ma ad alto livello non si possono fare miracoli. Nell’ultimo Tour, senza il minuto perso nella tappa di Gap e se fosse riuscito a mantenere il vantaggio sul Galibier forse avrebbe potuto vincere. Non c’è riuscito, ci riproverà quest’anno».
Anche con 100 chilometri a cronometro?
«Ci stiamo lavorando, ma questa non deve diventare un’ossessione per nessuno. Perché Andy deve continuare ad andare forte in salita e ad attaccare. In più avrà accanto a sé una squadra forte».
E il Giro?
«Quando decideremo di andarci, sarà per vincere. E la cosa non è incompatibile con il Tour.
Lo scorso anno il Giro era durissimo e Contador lo ha vinto con facilità: bene, se non fosse stato per le cadute, sono convinto che Alberto avrebbe vinto anche il Tour, quindi...».
dal mensile tuttoBICI di Gennaio 2012
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